LA FAVOLA DEI CALDOMORBIDI

C’era una volta, al di là dei monti in una splendida vallata, un villaggio dove vivevano Raggio di Sole e Luna Splendente. In questo villaggio tutti vivevano felici e contenti perché quando un bambino veniva alla luce riceveva in dotazione un sacchetto contenente dei caldi e morbidi.

I caldi e morbidi erano delle cosine grandi come il pugno di una bimba, di colore arancione, con due antennine rosse. Quando venivano messi addosso ad una persona , la facevano sentire tutta calda e morbida, la facevano stare bene. Il sacchetto dato in dotazione ai bambini fin dalla nascita non si esauriva mai, cosicché ognuno ne poteva darne quanti ne voleva… In quel villaggio tutti si scambiavano i caldi e morbidi e per questo tutti vivevano contenti.

Eccetto la strega, che abitava e viveva in cima alla montagna, la quale, ovviamente, non potendo distribuire le sue pozioni magiche e i suoi incantesimi poiché nel villaggio tutti stavano bene, era rosa dall’invidia. Cosicché un giorno la strega pensò bene di travestirsi da signora per bene per andare giù al villaggio ad incontrare Raggio di Sole. Lo trovò proprio nel bosco, intento a fare legna. Gli si avvicinò, lo riverì e gli chiese: “Come vanno le cose al villaggio?”. “Bene”, rispose lui continuando a lavorare di accetta. “Come stanno tua moglie e i tuoi figli?”, chiese nuovamente la strega: “Ottimamente”, soggiunse Raggio di Sole “dal momento che ci scambiamo sempre tanti caldi e morbidi” . “Oh, bene – esclamò la strega, alzando la voce – sono contenta per te. Ma non hai mai pensato che quel sacchetto di caldi e morbidi un giorno potrebbe esaurirsi?”. E così dicendo la strega se ne volò via sulla sua scopa. Raggio di Sole rimase un attimo perplesso, con l’accetta a mezz’aria, poi raccolse la legna e si avviò verso casa. Arrivato dinanzi alla porta di casa vide i suoi figli che scambiavano i caldi e morbidi con i figli dei vicini e scosse la testa.

Alla sera, a letto, mentre scambiava i suoi caldi e morbidi con Luna Splendente, improvvisamente si ricordò delle parole della signora nel bosco e disse a sua moglie: “E se veramente i caldi e morbidi che sono nel sacchetto, dovessero finire?”. Con questo pensiero tutti e due si addormentarono. Il mattino dopo Luna Splendente chiamò i suoi figli e ordinò loro di usare economia di caldi e morbidi. “Non si sa mai, potrebbero finire”, insinuò: Così la voce si sparse di porta in porta. I figli di Raggio di Sole incominciarono a non darne più ai loro amici; questi non li diedero ad altri. E così via… pian piano i caldi e morbidi venivano tenuti nascosti nel sacchetto. Finché un giorno un bambino morì. E ancora un altro. Tanti bambini morirono perché non ricevevano più i loro caldi e morbidi.

Allora tutto il villaggio si precipitò dalla strega per chiedere aiuto. La strega si fregò le mani e distribuì le sue pozioni magiche e i suoi incantesimi. Poi consegnò a ciascuno un sacchetto con dentro dei freddi e ruvidi. I freddi e ruvidi avevano la medesima forma dei caldi e morbidi, ma erano più scuri e avevano delle antennine verdi. Quando venivano dati a una persona la facevano sentire tutta fredda e ruvida… ma intanto i bambini non morivano più. Così nel villaggio di Raggio di Sole e di Luna Splendente ora tutti si scambiavano dei freddi e rividi per non morire. Raramente qualcuno, qualche ragazzo innamorato, continuava a dare di nascosto il suo caldo e morbido.

Un giorno passò di lì un mercante, proveniente da “molte nazioni”, il quale subito intuì e sfruttò la situazione distribuendo dei caldi e morbidi di plastica. I quali non facevano nulla; non facevano sentire né bene, né male, ma tanto valeva adattarsi.

Caldi e morbidi autentici non se ne potevano dare per paura che finissero. Freddi e ruvidi non facevano più morire i bambini, ma facevano stare male (eccetto la strega che stava meglio). Allora, ecco, diamoci tanti caldi e morbidi di plastica! Ben presto il mercante della multinazionale se ne andò, ma gli abitanti impararono a costruirsi da loro i caldi e morbidi di plastica.

Finché un giorno arrivò nel villaggio, portata sulle ali del vento, una donna. Una bellissima donna, dai lunghi capelli e dagli occhi splendenti. Questa meravigliosa signora arrivò nella piazza del villaggio dove stavano giocando alcuni bambini. Si fermò in mezzo a loro e sussurrò loro sorridendo: “Bambini, non è vero che i caldi e morbidi che sono nel sacchetto finiscono. Essi durano per sempre”. Immaginatevi la gioia dei bambini, i quali non aspettavano altra occasione. Incominciarono subito a distribuirsi i loro caldi e morbidi con gioia suscitando però lo stupore e l’indignazione dei grandi… Ben presto fu lanciata una campagna di calunnie e di insinuazioni contro quella donna portata dal vento, la quale se ne dovette andar via. Si riunirono allora gli anziani del villaggio e decretarono che i caldi e morbidi (quelli autentici) non si potevano dare prima di una certa età e a certe condizioni. Stabilirono delle norme con cui si limitava ulteriormente l’uso dei caldi e morbidi a certe circostanze.

Frattanto i bambini, incuranti di tutti e di tutto, continuavano a distribuirsi i loro caldi e morbidi autentici.

Non si sa ancora, a tutt’oggi,come andarono a finire le cose nel villaggio di Raggio di Sole e di Luna Splendente… se riuscì ad avere la meglio la spontaneità e l' autenticità dei bambini sulle leggi e le norme dei grandi…

Ma forse una risposta c’è a questa domanda e potrebbe stare proprio custodita nel cuore di bambino che ognuno ha dentro di sé.

(Citata nel testo Famiglia Oggi di Luciano Cupia, omi)

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La favola dei caldo morbidi, scritta da Claude Steiner, è la metafora di ogni relazione. La metafora del rapporto con se stessi e con gli altri: personale, di coppia, con i genitori, con i figli, con gli amici, con i colleghi di lavoro..., con tutti.

Le "carezze" sono attenzioni che diamo e riceviamo, sono dei riconoscimenti alla persona: per es. stima, affetto, simpatia, gentilezza...che ci fanno stare bene e fanno stare bene: di conseguenza stiamo bene nelle relazioni.

I caldomorbidi esprimono vicinanza, intimità...quindi calore e attenzione per l'altro; al contrario senza lo scambio di carezze calde e morbide, inevitabilmente ci scambiamo carezze fredde e ruvide, che manifestano un clima emotivo di tipo distaccato, freddo e indifferente; ovviamente, questo non ci fa stare bene.

La strega è rappresentata dalle nostre tante paure, dalla rabbia, dalle insicurezze, dalla tristezza, dal nostro senso di non valere, di non essere all'altezza, dal nostro senso di impotenza, dal sentirsi dipendenti, dal senso di colpa che ci assale, dal senso di vergogna.. quindi questi nostri pensieri e sentimenti che circolano dentro di noi, non ci aiutano.

La donna dai fianchi larghi, una donna che sa contenere e dare in abbondanza, è l'esempio di chi è diventata capace di instaurare e mantenere buone e sane relazioni con se stessa e con gli altri.

Moira Checcucci

LA BUCA

 

Molte volte ci sentiamo prigionieri e bloccati, tuttavia, continuiamo a mettere in atto gli stessi comportamenti, anche se non ci fanno stare bene.

Questo avviene perché abbiamo sempre fatto così, è diventato un modo di fare anche se disfunzionale.

Grazie alla consulenza è possibile comprendere -  che ripetere questi meccanismi in modo automatico anche quando non è conveniente, sollecita il  sentimento di incapacità che ci tiene bloccati e che ci  fa sentire di non poter avere scelta.

La consapevolezza che si può acquisire in un percorso di consulenza, singola o di coppia, aiuta invece a comprendere, che nuovi modi di essere e di agire sono possibili e quindi attuabili.


I

Cammino per strada

C'è una profonda buca nel marciapiede.

Ci cado.

Sono persa...Sono impotente.

Non è colpa mia.

Ci vorrà un'eternità per trovare come uscirne. 

II

Cammino per la stessa strada.

C'è una profonda buca nel marciapiede.

Fingo di non vederla.

Ci ricado.

Non riesco a credere di essere nello stesso posto.

Ma non è colpa mia.

Ci vuole ancora molto tempo per uscirne.

III

Cammino per la strada.

C'è una profonda buca nel marciapiede.

Vedo che c'è.

Ci cado ancora... è un'abitudine.

I miei occhi sono aperti.

So dove sono.

E' colpa mia.

Ne esco immediatamente. 

IV

Cammino per la strada.

C'è una profonda buca nel marciapiede.

La aggiro.

V

Cammino per un'altra strada.

 Portia Nelson

 

 

 

 

 

 

 I PORCOSPINI

Questa finissima parabola è stata scritta da Arthur Schopenhauer ed è inserito nella sua raccolta di pensieri.

Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.”

(Arthur Schopenhauer)

Il filosofo utilizza la figura del porcospino, per costruire una metafora sul genere umano e in special modo sulle relazioni che intercorrono tra essi. Non siamo fatti per stare soli, siamo in continuo cambiamento e alla continua ricerca di noi stesi e degli altri, e di ciò che ancora non abbiamo ma che vorremmo…

L’essere umano tenta da sempre di stringere legami saldi con altre persone ma quando ci avviciniamo ed entriamo in un’intimità maggiore, rischiamo i dolori più profondi. Anche rimanendo lontani, però, non si vive bene, poiché, non si beneficia di relazioni calde, nutrienti e rigeneranti.

Il dilemma è dunque il seguente: qual è la giusta distanza da mantenere nelle relazioni, di qualunque natura esse siano, per avere il giusto calore e allo stesso tempo evitare di soffrire? Chi mi consulterà, potrà, attraverso un breve percorso di Consulenza Familiare, attivare le proprie risorse e darsi le risposte che cerca per vivere finalmente più in equilibrio e felice.